Roma segreta: Tracce di Sapienza nell’Abbazia delle Tre Fontane – S. Paolo, Apostolo delle genti

Tracce di Sapienza nell’Abbazia delle Tre Fontane – S. Paolo, Apostolo delle genti

Vi ricordate del piccolo sentiero menzionato nel precedente articolo? Quello tra la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio e la chiesa di Santa Maria Scala Cœli? Ebbene, quel piccolo ma prezioso sentiero conduce al luogo più importante di tutto il complesso.

Su un cartello alla sinistra del viale viene rinnovato l’invito al silenzio; sì, ancora una volta il visitatore viene richiamato al silenzio, perché si incammina verso la zona più sacra, ovvero verso il luogo dove secondo un’antichissima tradizione del V secolo, si consumò il martirio dell’Apostolo delle genti: San Paolo, patrono e protettore dell’Urbe insieme a San Pietro.

Negli apocrifi “Atti di Pietro e Paolo” è riportato che la decapitazione di Paolo avvenne presso la via Ostiense lo stesso giorno della morte di Pietro, indicando come data del martirio il 29 giugno, probabilmente dell’anno 67 d.C.; in alcuni manoscritti greci, viene precisato che il luogo della decapitazione era chiamato Aquæ Salviæ.

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Sempre secondo la tradizione cristiana la testa recisa del Santo, rimbalzando tre volte al suolo, fece scaturire miracolosamente altrettante fonti d’acqua: la prima calda, la seconda tiepida, la terza fredda. Da allora non si parlò più di Aquae Salviae per indicare quest’area ma, per l’appunto, delle Tre Fontane.

Sul luogo dove il santo meritò la palma del martirio fu edificata l’abbazia ed a testimonianza del prodigioso evento ad esso legato, all’interno della chiesa dedicata all’Apostolo possiamo ammirare ancora oggi le tre fontane, ormai chiuse, sormontate da tre tabernacoli marmorei.

Negli “Atti di Paolo”, apocrifo attribuito ad un probabile apostolo di Giovanni Evangelista, è riportato anche un altro evento soprannaturale legato alla decollazione del santo, la fuoriuscita di latte dal collo e dalla testa: “Spiegando il velo di Plautilla, si bendò gli occhi, piegò ambe le ginocchia a terra e porse la testa, che tosto con un gran fendente recisa, fu udita da tutti pronunciare a gran voce per tre volte in ebraico linguaggio il Nome adorabile del Signore nostro Gesù Cristo, e al tempo stesso dal collo e dalla testa dell’Apostolo sprizzava un’ondata di latte sulle vesti del carnefice e per terra”.

L’acqua e il latte qui connessi al supplizio sono due simboli fondamentali del cristianesimo. E i simboli, secondo un “cristianesimo” più profondo cioè meno parrocchiale e bigotto, non sono solo dei segni mnemonici per collegare eventi, virtù, persone, nomi, luoghi; sono proprio delle chiavi per accedere ad una conoscenza altrimenti riservata e inaccessibile.

L’acqua è purificatrice nel battesimo; è beveraggio celeste donato dal Cristo, fonte unica di acqua viva per gli assetati di Sapienza. L’acqua è la grazia santificante fuoriuscita dal costato squarciato del Redentore. Le acque si trovano all’inizio della Bibbia e accompagnano tutto il cammino del popolo eletto fino all’Apocalisse. Alla fine dell’Apocalisse però queste acque misteriosamente scompaiono, si legge infatti all’avvento della Celeste Gerusalemme (Ap 21,1): “e il mare non c’era più”.
Anche il latte secondo le sacre scritture è bevanda spirituale, nutrimento per eccellenza, nonché premio per gli uomini giusti, infatti la terra promessa è la «terra ove scorrono latte e miele» (Es 3,8). E’ conoscenza, è sapienza, è vita nuova, emblema della beatitudine perfetta della vita eterna riservata al vero cristiano.

Nel silenzio che riempie l’aria tersa di questo luogo sono diverse le riflessioni sul santo, che nella mia mente si sono rincorse, mentre a passi lenti procedevo verso la chiesa; ma un pensiero in particolare ha sovrastato tutti gli altri: la potenza stupefacente della conversione del santo!

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Sulla via di Damasco Saulo di Tarso muore e nasce San Paolo.

Saulo avversa i cristiani, li perseguita con ferocia ed ecco che, all’improvviso, per volere divino avviene in lui un cambiamento la cui forza è tale da non aver mai un tentennamento né un ripensamento. D’un tratto egli abbraccia l’ideale cristico e inizia a lottare per Cristo. Paolo cambia a tal punto da affrontare il martirio per Lui, rendendogli testimonianza pagando col suo sangue, compiendo un sacrificio d’amore.

In un contesto storico come questo di inizio del terzo millennio in cui la spiritualità è fiacca, confusa, incerta e tiepida, sembra impossibile concepire un mutamento interiore di tale portata.
San Paolo afferma: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20), ed a più riprese asserisce che bisogna far morire l’uomo vecchio per far nascere l’uomo nuovo. Come? Secondo tutti i mistici e i padri della chiesa facendo nascere il Figlio di Dio nel nostro cuore. Cosa vuol dire?

San Paolo considera il cuore come sede della vita sensibile intellettuale e morale (Rom I,21). Questa nuova nascita è paragonata dal santo ad un parto, un travaglio, ben definito quando dice: “…. la creazione tutta quanta geme ed è come in doglie di parto… in attesa della manifestazione dei figli di Dio” (Rom 8,22). La rinascita sembra una condizione sine qua non per arrivare all’Eterno.

Chi sono questi Figli di Dio detti anche Figli della Luce? San Paolo stesso nella Lettera ai Corinzi (2:6-16) ed in quella ai Colossesi (1:26) li identifica con i “perfetti” e traccia una specie di “profilo”: “Tra i perfetti noi parliamo di sapienza, ma non di sapienza di questo mondo, né dei potenti di questo mondo che vengono distrutti, bensì parliamo di una sapienza di Dio avvolta nel mistero che è stata nascosta, e che Dio predestinò prima dei secoli per la nostra gloria”.

La Sapienza di Dio misteriosa e velata alla quale si riferisce l’Apostolo è la gnosi integrale, la scienza dei Principi, la Tradizione Primordiale che è stata rivelata progressivamente da Dio a tutti i popoli di tutte le epoche per permettere l’evoluzione delle coscienze.

Tracce di questa Sapienza, a mio avviso, si trovano proprio in questo luogo: le fondamenta delle tre chiese del complesso abbaziale sono state gettate su di essa, ne hanno assorbito l’essenza e la trasmettono attraverso le mura ancora oggi.

E chi, venendo qui, proverà a fare silenzio nella propria mente e nel proprio cuore, potrà comprendere che il piccolo sentiero segreto tra le due chiese è anche simbolo di un piccolo sentiero segreto tutto interiore.

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Percorrendolo imparerà ad ascoltare mentre sente, e a vedere mentre guarda: chi cerca le tracce, trova …

Autore: Emanuela Passarelli


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