Tutte le strade portano a Roma
Roma nasce Caput Mundi, è quindi normale che “tutte le strade portino a Roma”: sono queste le celebri vie consolari (Aurelia, Cassia, Flaminia, …) realizzate più di duemila anni fa. È anche vero che quando l’impero romano cadde (formalmente nel 476 d.C.), Roma dimostrò ancora di essere Caput Mundi grazie al grande movimento di pellegrini diretti verso la Città Eterna, ora Città Santa, che culminerà nel Medioevo.
La visita ai Santi luoghi trova in questo periodo il suo massimo sviluppo di partecipazione, pur avendo origini antichissime risalenti all’inizio della storia del cristianesimo. Il pellegrinaggio è un’esperienza a carattere spirituale presente in tutte le tradizioni religiose: dall’oriente all’occidente.
Nella tradizione cristiana quattro sono le mete più importanti: Gerusalemme, luogo del Santo Sepolcro e della Resurrezione del Cristo; Roma, sepolcro di san Pietro e san Paolo; la città spagnola di Santiago de Compostela, sepolcro di san Giacomo; Le Mont Saint-Michel in Normandia, come pure Monte Sant’Angelo nel Gargano, quali luoghi riconosciuti e attestati della manifestazione dell’Arcangelo San Michele.
Questi pellegrinaggi indicano, dunque, luoghi precisi che rappresentano tutti “momenti” e “personaggi” in stretta relazione con la dimensione del “sacro” e con il passaggio denominato “morte” (tre sepolcri con apparizioni, anche di san Michele Arcangelo, colui che nella Tradizione pesa le anime dei defunti) ad evocare tramite un viaggio (il pellegrinaggio, appunto) che la persona compie simbolicamente qui sulla terra ancora in vita, proprio il viaggio che la sua anima farà al momento del trapasso.
La parola “pellegrino” ha le sue origini nel termine latino peregrinus che non significa viandante ma straniero, estraneo, esiliato: colui che vaga per ager, per campi e selve, invece di essere al sicuro nelle mura della sua città. Nel senso cristiano pellegrino vuol dire proprio straniero su questa terra perché lontano dal Regno dei Cieli, la Città Santa.
Quello compiuto dal peregrinus è un viaggio speciale che lo conduce a uscire dalla condizione terrena, considerata come un pericoloso periodo di prova e selezione, per entrare poi, al momento della morte, nella Terra Promessa o nel Paradiso Perduto.
La meta principale dei pellegrinaggi fino al VII secolo fu senza dubbio Gerusalemme, ma la conquista della città da parte di sovrani islamici renderà molto difficoltoso questo viaggio e la meta diverrà allora Roma. Grandi masse di pellegrini cominceranno a dirigersi verso la città eterna: si tratta di coloro che Dante chiama “romei” nella Vita Nova, parlando delle loro “peregrinationes maiores” pratica assai diffusa nel Medioevo.
A fare di Roma la tappa privilegiata di così numerosi pellegrinaggi in tale periodo hanno sicuramente contribuito vari elementi in essa presenti: le tombe dei due più importanti Apostoli Pietro e Paolo, la “Veronica”, cioè il sudario nel quale è impresso il volto di Gesù (che ha peraltro ispirato la composizione del sonetto Movesi vecchierel canuto et bianco di Francesco Petrarca, interessante parallelismo fra il viaggio spirituale verso l’alto e la caduta dello spirito verso il basso), le tombe di numerosi martiri, le magnifiche Chiese e il suo glorioso passato.
Il flusso maggiore di pellegrinaggi si avrà in concomitanza del periodo in cui il Papato eserciterà il suo controllo attraverso una vera e propria politica delle indulgenze a partire dal XIV secolo.
Nel 1300 Bonifacio VIII proclamerà il primo Anno Santo o Giubileo. A Roma arriveranno centinaia di migliaia di pellegrini ai quali verranno concesse indulgenze plenarie (cioè il perdono di tutti i peccati commessi) e l’opportunità di sostare in preghiere davanti ad importanti reliquie.
Quattro, in sintesi, i requisiti richiesti per ottenere l’indulgenza e guadagnare il giubileo:
- Andare o trovarsi a Roma;
- Confessarsi completamente e profondamente;
- Dopo la confessione, visitare le quattro Chiese: la Basilica di San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano. Successivamente ne verranno aggiunte altre tre, ma non obbligatorie: San Lorenzo fuori le mura, San Sebastiano fuori le mura e Santa Croce in Gerusalemme; formando così il famoso “Giro delle Sette Chiese”, altro modo di dire romanesco, nato con il giubileo del 1575 con chiesa di Santa Maria in Trastevere come chiesa supplementare);
- Pregare per la salute di tutto il popolo cristiano oltre che per la propria.
Se tutti i pellegrinaggi hanno nel tempo assunto anche valore politico, economico e sociale, è però innegabile che siano nati e abbiano sempre avuto principalmente valore spirituale.
A confermare e ripristinare il vero senso del pellegrinaggio intervenne nel XII secolo San Bernardo di Chiaravalle fondatore dei Templari e autore del De Laude Novae Militiae, che in questo testo oltre a dichiarare i principii della “Milizia Santa”, chiarisce l’orientamento interiore che deve animare il pellegrino, correggendo la tendenza che già da allora rischiava di prevalere e che oggi vediamo replicata in molti visitatori mondani: dimenticare la motivazione ascetica del viaggio per preferire ad essa quella “turistica”.
Scrive infatti:
“Il Tempio di Gerusalemme, nel quale hanno comune dimora [i Templari], è senza dubbio inferiore al celebre antico tempio di Salomone quanto a bellezza architettonica, ma non gli è da meno quanto a gloria. Mentre lo splendore dell’antico tempio consisteva nelle ricchezze corruttibili dell’oro e dell’argento, nelle pietre ben tagliate e nelle travi di varie qualità di legno pregiato, il decoro ed i begli ornamenti del nuovo tempio sono il pio comportamento di coloro che vi abitano e la loro perfetta condotta di vita. Il primo era mirabile per la varietà di colori; il secondo è venerabile per la varietà delle virtù e delle sante azioni. Difatti la santità conviene alla Casa di Dio, che si compiace non tanto dei marmi splendenti quanto piuttosto dei buoni costumi, e che alle pareti coperte d’oro preferisce le anime pure“.
Prima di partire i pellegrini facevano testamento e chiedevano l’estrema unzione, consapevoli dei pericoli del viaggio; inoltre provvedevano alla benedizione degli indumenti: mantello, cappello, bisaccia, bastone e lanterna, loro unici ausili per tutto il cammino. Fra le difficoltà da affrontare vi erano quelle legate a ciò che si lasciava: i propri cari, la propria casa i propri averi; poi quelle legate a ciò che si poteva incontrare: briganti, animali pericolosi, falsi pellegrini, cattivo tempo, percorso sbagliato.
Diversi, a secondo del percorso, i simboli cuciti sul tipico cappello a tesa larga o sul mantello e legati alla meta prescelta: per Gerusalemme la palma o delle piccole croci; per Santiago la conchiglia; per Le Mont Saint-Michel o il Gargano l’icona di San Michele; per Roma le chiavi incrociate di Pietro o la medaglietta con l’effige del velo della Veronica.
Allegoria del pellegrinaggio dell’uomo nella vita terrena alla ricerca di Dio è il labirinto, un tracciato complesso che con simbolismo misterioso è presente nelle Chiese romaniche e nelle Cattedrali gotiche, oltre a essere testimoniato sin dalla più remota antichità egizia e greca.
Del labirinto sono attestate varie rappresentazioni geometriche: quadrate in periodo romanico, a cerchio (spirale) in periodo gotico ottagonali nel periodo intermedio. Costituito di varie linee e corsie e racchiuso in spazi apparentemente limitati, ci indica invece un viaggio ben oltre il limite dei nostri sensi. Il labirinto rappresenta l’ingresso nel rischio e gli ostacoli da superare per raggiungere il centro, proprio come il pellegrino alla fine del suo viaggio.
Molte cose possiamo conoscere e comprendere sul vero significato del pellegrinaggio anche solo leggendo e ricercando nei numerosi testi disponibili. Trattandosi però di un’esperienza spirituale la maggiore consapevolezza è raggiungibile solo svolgendo il proprio cammino, rimandando infine la piena comprensione cui esperienza grazia serba: a colui al quale la Grazia divina riserva l’esperienza di Sé (D. Alighieri, Paradiso, c. XXXIII).
“Tutte le strade portano a Roma” … per chi decide di percorrerle.
Autore: Anna Rita Bruschi
Dello stesso autore:
http://www.associazionearcheosoficaroma.it/roma-esoterica-preziosa-reliquia-maria-maddalena-roma/
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