La sfinge di Giza

Conferenza La sfinge di Giza

martedì 25 giugno, ore 16:00

 

Il termine “sfinge” deriva dall’egiziano antico Sesheph-Ankh che significa “immagine vivente”. Da questa definizione, attraverso il greco, derivò il nome “Sfinge”, che ha poi assunto nel linguaggio moderno il significato di “impenetrabile”, “enigmatico”, “insondabile”.

Alcune tradizioni ipotizzano che il volto originale fosse quello di un leone, ricerche più recenti confermano invece l’autenticità della raffigurazione antropomorfa.

 

Sebbene la sua edificazione sia fatta risalire alla IV Dinastia non esiste alcun testo egizio sull’Antico Regno che la citi. Della Sfinge si è parlato e scritto moltissimo con tesi e pareri assai contrastanti e molti sono ancora gli enigmi legati anche solo alla sua costruzione, come ad esempio le evidenti tracce di erosioni causate su di essa dall’acqua nell’ultima era glaciale del 10.000 a.c. un unità di misura diversa da quella delle Grandi Piramidi.

 

La sua remotissima antichità, come anche quella del Tempio edificato accanto, sembra risultare da molti elementi esaminati da vari ricercatori, fra i quali non ultima l’unità di misura utilizzata per la sua costruzione, come ha evidenziato Alessandro Benassai in diversi testi su questo argomento.

 

Chiamata anche “Hor-em-Akhet” cioè “Horo che è all’Orizzonte”, la Sfinge è un chiaro simbolo di resurrezione: il volto umano che guarda il Sole che sorge, rappresenta l’Uomo risorto, mentre il corpo di Leone, il sembiante della dea Sekhmet, l’immagine del fuoco di Rà, simbolizza il suo corpo immortale.

Tutti i faraoni vollero farsi raffigurare sotto forma di Sfinge proprio perché era simbolo di vita immortale.

 

Il volto umano raffigura quindi l’Uomo-Dio, al quale si assimila il Faraone, il Re dell’Egitto, dominatore della forza creatrice e distruttrice di Rà, personificata dalla Dea dalle sembianze di un leone.

 

Ne parleremo con lo studioso Gianluca De Martino martedì 25 Giugno alle ore 16:00 presso l’Ufficio delle Relazioni Culturali e Didattiche dell’Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto in Italia Via delle Terme di Traiano, 13 (Colle Oppio). L’ingresso è libero.