Roma segreta: sulle tracce dei Templari a Roma

Roma segreta: sulle tracce dei Templari a Roma

Trovare tracce templari a Roma non è semplice, le informazioni sulla storia templare nella capitale sono poche e le testimonianze visibili (come palazzi, chiese, luoghi commerciali e finanziari, etc) lo sono ancor meno nonostante l’Ordine del Tempio avesse raggiunto una ragguardevole visibilità sociale, amministrativa ed economica. Per quasi due secoli infatti ha amministrato grandi ricchezze e vaste proprietà in Italia, in Europa, Siria e Palestina (occupate nei secoli XII e XIII). Anche a Roma la loro presenza è stata significativa. Con la soppressione dell’Ordine nel 1312 i beni del Tempio furono assegnati principalmente ai Cavalieri di San Giovanni, oggi Cavalieri di Malta, ma nel corso del tempo si sono perse molte delle tracce di ciò che è stato lasciato o trafugato.

Data la difficoltà nel cercare e reperire tracce evidenti dell’Ordine del Tempio a Roma pur sapendo che ce ne sono state, il ricercatore sembra trovarsi in una condizione simile a quella quei cavalieri impegnati nella cerca del Graal, che Wolfram Von Eschenbach nel suo Parzifal identifica con gli stessi cavalieri Templari.

Così come è difficile cercare le testimonianze templari a Roma, anche nella letteratura graalica il castello del Graal è un luogo difficile da trovare, ma il cavaliere sa che esiste e che proprio il viaggio della cerca gli consente di conquistarlo. Una ricerca che lo impegna e qualifica.

“Chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Lc11,10).

Sappiamo per certo che la sede capitolina dell’Ordine del Tempio si trovava sul colle Aventino, dove oggi si trova la villa del Priorato di Malta. roma esoterica templari 2Qui, in un cortile all’interno del complesso della chiesa di Santa Maria del Priorato, viene conservata una véra da pozzo che reca un’iscrizione templare datata 1244: “In nomine Christi, Anno eiusdem MCCXLIIII, fr[ater] Petrus Ianue[n]sis, Magister Domor[um] Militie Te[m]pli Rome et Tuscie fec…”.

Chi scrive ad oggi non ha trovato altri luoghi o informazioni che risalgano direttamente ad una presenza templare romana, ma diversi studi e ricerche si stanno realizzando e spera che quanto prima emergano altre informazioni. Tuttavia, nonostante la “damnatio memoriae” imposta all’Ordine del Tempio, due interessanti esempi sembrano confermare l’importante influsso che questo ha avuto sulla città.

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Il primo riguarda un quadro che si può ammirare ai Musei Vaticani: si tratta della “Battaglia di Vienna”, realizzata dal pittore polacco Jan Matejko nel XIX secolo e raffigurante la sconfitta dei turchi alle porte di Vienna del famoso 11 settembre 1683. L’enorme dipinto è inserito in una cornice in cui fa bella mostra di sé il grido di battaglia templare: “Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam” (Pslm 114,1).

Il secondo esempio non è così diretto, ma mostra una interessante coincidenza tra la croce templare e uno tra i simboli altamente significativi per la cristianità: il pallio papale. Questo infatti, è un paramento liturgico costituito da una striscia circolare di lana bianca che viene avvolta sulle spalle del pontefice, è decorato con sei croci patenti rosse e presenta alle estremità pendenti di colore nero. La parte del pallio che viene esposta frontalmente è curiosamente identica al Baussant: lo stemma templare composto appunto da una croce patente rossa in campo bianco e nero. La stessa effigie appare in alcune versioni degli stemmi papali di Benedetto XVI e Francesco I.

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Questi esempi portano a considerare che la l’azione e la meta ideale templare tanto osteggiata, dimenticata e oggi rianimata in formule dal gusto a volte folkloristico continui ad essere udita, come un sussurro in mezzo al frastuono. Una spiritualità diversa da tutto quello che era conosciuto eppure dal sapore eterno, vissuta come “guerra santa” che cambia intimamente chi la combatte. Originata da una teologia guerriera e frutto dalla più eminente personalità del tempo: Bernardo di Chiaravalle, “Luce della Cristianità”.  Un sapore e una voce che ancora oggi paiono attirare nella “cerca” romana, come una chiamata.

Autore: Tommaso Fornaciari

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