Roma segreta: tracce di Sapienza nell’Abbazia delle Tre Fontane – S. Bernardo di Chiaravalle
Proseguendo lungo il vialetto e superato l’Arco di Carlo Magno ci si ritrova immersi in un’oasi di pace dove il silenzio è sovrano. La visione che si apre agli occhi dello spettatore da questo punto è quella di un piccolo cortile: alla sinistra un monastero cistercense (il secondo in Italia dopo quello di Chiaravalle); di fronte, la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio; sulla destra, la chiesa di Santa Maria Scala Cœli e, tra le due chiese menzionate, un piccolo sentiero.
Al centro del cortile si erge su un’alta colonna la statua della Vergine Maria a protezione del luogo e sul lato destro della chiesa di S. Vincenzo e S. Anastasio, proprio all’inizio del piccolo sentiero, è collocata un’altra figura in pietra, riprodotta con le braccia protese verso l’alto: si tratta di San Bernardo di Chiaravalle, “luce della Cristianità”, Padre ispiratore dell’Ordine Templare secondo i principi esposti nel celebre trattato De Laude Novae Militiae.
Davanti alla figura del santo, inoltre, vi è una piccola fontana con al centro un’altra statua della Madonna rivolta verso il santo, questa volta ritratta nell’atto di calpestare un serpente.
Ovviamente subito mi sono chiesta il perché della presenza delle figure di S. Benedetto (di cui ho parlato nel mio precedente articolo), di S. Bernardo e della Vergine Maria e quale fosse il nesso tra i tre personaggi.
Può aiutarci conoscere, in breve, la storia di questo luogo: in tempi remoti vi sorgeva un santuario ed una necropoli; successivamente, verso la metà del VII sec, vi fu uno stanziamento greco-armeno, al quale l’imperatore Eraclio donò, come preziosa reliquia, la testa del martire persiano Anastasio; alla fine del secolo, il monastero e la chiesa andarono a fuoco e furono restaurati da papa Martino I. Al termine del secolo successivo, Gregorio VII affidò all’ordine benedettino l’abbazia e i suoi possedimenti, in quanto il monastero armeno era decaduto e l’ordine monastico dei cluniacensi stava acquistando potere (cosa che il papa sfruttò a suo vantaggio nella secolare lotta con l’impero). Infine, nel 1140, in piena fioritura templare, il monastero fu sottratto da Innocenzo II ai cluniacensi, che si erano schierati a favore dell’antipapa Anacleto II, e fu assegnato ai cistercensi, i quali ne terminarono la ricostruzione secondo le loro regole architettoniche nel 1306.
Qualche anno più tardi i cluniacensi ricevettero le reliquie di san Vincenzo di Saragozza, che divenne contitolare della chiesa abbaziale.
Secondo alcuni, la Chiesa dedicata ai Santi Vincenzo ed Anastasio avrebbe un’origine templare. Ciò che è certo è che l’architettura gotica, architettura sacra per eccellenza che fa delle cattedrali in questo stile il “Tempio ideale” per celebrare i Misteri, è sorta sulle basi di quella cistercense, la cui mente ispiratrice fu per l’appunto San Bernardo di Chiaravalle.
Il motto benedettino “Ora et Labora”, con San Bernardo assume nuovi significati, ugualmente validi. All’idea del “lavoro” inteso sia come fatica fisica che come lavoro interiore di cambiamento (non dimentichiamo che san Benedetto fu un sostenitore dell’alchimia intesa quale via per una autentica trasmutazione interiore, e che lungo la sua linea, nel suo ordine, troveremo grandi alchimisti come san Tommaso d’Aquino e altri), Bernardo di Chiaravalle unisce quella dei Maestri d’Opera, sapienti costruttori delle Cattedrali, spesso anche religiosi; e quella, avanzatissima, del “lavoro delle armi” affidato a personaggi altrettanto speciali: i Cavalieri Templari, monaci e guerrieri ad un tempo.
L’idea di una sintesi tra l’elemento cavalleresco e quello monastico era rivoluzionaria e del tutto sconosciuta fino a quel momento.
San Bernardo divenne, così, il padre spirituale del cavalieri del Tempio.
Dante lo incontra nel Paradiso in cima all’Empireo. È San Bernardo che mostra a Dante la Rosa Mistica e lo guida poi alla visione di Dio, intercedendo per lui presso Maria Vergine. Inoltre la tradizione narra che S. Bernardo di Chiaravalle, durante uno dei suoi soggiorni nella Città eterna, mentre celebrava messa nella cripta della costruzione primitiva sulla quale oggi sorge la chiesa di S. Maria Scala Coeli, contemplò estatico una scala tramite la quale le anime del Purgatorio, liberate in virtù del Santo Sacrificio, salivano al Cielo e venivano accolte dalla Madre Celeste (motivo per il quale, appunto, vi è stata edificata la Chiesa commemorativa su nominata). Sono celebri anche le immagini delle estasi di San Bernardo alla presenza della Vergine e i relativi scritti dottrinali su Maria.
La Vergine, vincitrice dell’antico serpente, patrona dei Cavalieri Templari, mediatrice per l’umanità tutta, è ancora presente al centro del cortile a guidare, simbolicamente, San Bernardo.
Autore: Emanuela Passarelli
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